Il processo di integrazione europea è stato contrassegnato fin dalle sue origini da interventi normativi e giurisprudenziali in materia di alimenti. Inizialmente dettati dall’esigenza di garantire la libera circolazione dei prodotti alimentari, a partire dalla fine degli anni Novanta, per effetto delle gravi crisi alimentari verificatesi nel decennio, tali interventi si sono più specificamente rivolti all’obiettivo di tutelare la salute umana e gli interessi dei consumatori. Ha così preso vita un organico “diritto alimentare europeo”, che ha come cardine il regolamento n. 178/2002 del 28 gennaio 2002, il quale stabilisce i principi e i requisiti generali della legislazione alimentare e istituisce l’Autorità europea per la sicurezza alimentare. Prendendo le mosse dei principi enunciati in questo regolamento, l’Unità ha innanzitutto provveduto alla ricostruzione sistematica del complesso insieme di fonti che costituiscono tale diritto alimentare; su questa base è poi giunta a individuare gli aspetti maggiormente meritevoli di specifici studi.
In primo luogo, ci si è proposti di riflettere sui concetti chiave del progetto, ossia quelli di sicurezza alimentare e di frode alimentare, ricostruendo in particolare il quadro degli obblighi gravanti, da un lato, sugli operatori del settore alimentare, che hanno la responsabilità primaria di garantire che nelle imprese da essi controllate gli alimenti soddisfino i requisiti posti dalla legislazione alimentare; dall’altro, sugli Stati membri, tenuti ad organizzare un sistema ufficiale di controlli e a determinare le misure e le sanzioni da applicare in caso di violazione della legislazione alimentare. A partire da ciò si intende valutare, in una prospettiva de iure condendo, l’opportunità di promuovere l’adozione di norme europee concernenti la definizione dei reati rilevanti in materia di sicurezza alimentare e delle relative sanzioni.
In secondo luogo, si è constatato che la sicurezza alimentare si declina chiaramente, nel diritto dell’Unione europea, anche in termini di sicurezza informativa, nel senso di un’adeguata e corretta informazione del consumatore, che lo aiuti ad effettuare scelte consapevoli in relazione agli alimenti. Rispetto a questa problematica, si sono individuati due aspetti meritevoli di approfondimento:
(a) innanzitutto, la normativa generale in materia di etichettatura, di recente riformata con l’adozione di un nuovo regolamento relativo alla fornitura di informazioni alimentari ai consumatori (regolamento n. 1169/2011 del 25 ottobre 2011);
(b) inoltre, la problematica dei c.d. nutrition and health claims, oggetto di un regolamento – il n. 1924/2006 del 20 dicembre 2006 – che presenta una serie di criticità le quali hanno determinato un giudizio fortemente negativo su di esso da parte dei produttori di alimenti, sollevando perplessità anche in parte della dottrina.
In terzo luogo, considerato che a partire dagli anni Novanta si è affermata nella legislazione europea la necessità di valorizzare la qualità dei prodotti agroalimentari, l’Unità si è proposta di fornire un contributo alla comprensione di questo concetto, di difficile definizione normativa, attraverso due studi:
(a) il primo di tali studi si concentra sugli strumenti oggi alla base della politica di qualità alimentare dell’Unione, vale a dire il regolamento n. 510/2006 del 20 marzo 2006 relativo alla protezione delle indicazioni geografiche e delle denominazioni di origine dei prodotti agroalimentari e il regolamento n. 509/2006 del 20 marzo 2006 relativo alle specialità tradizionali garantite, includendo altresì un esame della proposta di revisione di tali regolamenti presentata dalla Commissione nel dicembre 2010;
(b) il secondo studio mira invece a ricostruire l’evoluzione della politica europea di promozione della qualità dei prodotti agroalimentari nel contesto delle varie riforme della politica agricola comune che si sono succedute a partire dal 1992, includendo anche una prima valutazione – per quanto di rilievo ai fini della ricerca – dell’ulteriore processo di riforma attualmente in corso.
Infine, si è reputato opportuno uno specifico approfondimento sul tema dei c.d. novel foods, alla luce del regolamento n. 258/97 del 27 gennaio 1997 e della proposta di revisione presentata nel 2008 dalla Commissione europea. Da un lato, si intende valutare quale sia l’impatto della disciplina vigente sul bilanciamento di due esigenze reputate entrambe di primaria importanza nell’ambito della legislazione alimentare: la protezione dei consumatori da una parte e la libera circolazione delle merci e un efficiente funzionamento del mercato interno dall’altra. Dall’altro, l’esame della proposta di revisione sposta inevitabilmente la discussione su quelle questioni di estrema attualità – nanotecnologie e clonazione – che si sono rivelate motivo di tensione fra Commissione, Parlamento e Consiglio e che hanno di fatto interrotto il negoziato.