programma
In occasione del congresso, si svolgerà un seminario satellite “Musica e linguaggio: dalla psicologia alle neuroscienze” , lunedì 15 settembre dalle 10 alle 13. . Il seminario, tenuto dal Dr. Daniele Schon (CNRS, Marseille, France), è gratuito e aperto a tutti i partecipanti al congresso. E’ obbligatorio iscriversi mandando una email a Tomaso Vecchi ( This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it. ).
LUN 15 |
Aula Magna |
Aula 400 |
Aula VI |
Aula Disegno |
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10.00 – 13.00 |
Seminario Satellite |
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13.30 –13.45 |
Apertura dei lavori |
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13.45 – 14.15 |
Lezione introduttiva |
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14.30 – 16.30 |
Simposio |
Comunicazioni orali |
Comunicazioni orali |
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16.30 – 16.50 |
Coffee break |
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16.50 – 18.30 |
Simposio |
Comunicazioni orali |
Comunicazioni orali |
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18.45 – 19.45 |
Lezione magistrale |
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19.45 – 21.00 |
Aperitivo di benvenuto |
MAR 16 |
Aula Magna |
Aula 400 |
Aula VI |
Aula Disegno |
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9.00 – 11.00 |
Simposio |
Comunicazioni orali |
Comunicazioni orali |
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11.00 – 11.20 |
Coffee break |
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11.20 – 13.00 |
Simposio |
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13.00 – 15.00 |
Discussione poster Brunch |
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15.00 – 16.30 |
Simposio |
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16.30 – 16.50 |
Coffee break |
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16.50 – 17.50 |
Lezione magistrale |
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18.00 – 19.00 |
Assemblea dei soci |
MER 17 |
Aula Magna |
Aula 400 |
Aula VI |
Aula VII |
Aula Disegno |
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9.00 – 10.20 |
Letture su invito |
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10.20 – 10.40 |
Coffee break |
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10.40 – 12.00 |
Simposio |
Comunicazioni orali |
Comunicazioni orali |
Comunicazioni orali |
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12.00 – 13.20 |
Simposio |
Comunicazioni orali |
Comunicazioni orali |
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13.30 – 13.45 |
Assegnazione premi migliori presentazioni |
Programma dettagliato
Letture su invito, simposi e comunicazioni orali
Descrizione dei simposi
La mente musicale: processi cognitivi tra psicologia e neuroscienze (Tomaso Vecchi)
L’idea che la psicologia della musica possa essere considerata una funzione cognitiva a pieno titolo non è recente. Anzi, già all’inizio dell’ottocento è possibile ritrovare ipotesi secondo cui la musica fosse riconducibile a una specifica abilità cognitiva con un substrato neurale chiaramente identificabile. In anni più recenti, la comprensione dei processi di percezione e di produzione musicale si è affiancata alle conoscenze sulle aree cerebrali che sono coinvolte, allo studio della relazione tra questi processi mentali e i meccanismi e le aree di funzionamento che ne sono alla base. L’interesse sperimentale si è affiancato alla pratica clinica, la musicoterapia ha affinato le sue tecniche con l’aiuto di una sempre maggiore comprensione dei processi mentali coinvolti.
La psicologia della musica permette di studiare alcuni tra i problemi più importanti che rimangono aperti nella ricerca psicologica. In primo luogo l’identificazione del contributo biologico e/o ambientale nel nostro sviluppo. Il tema della contrapposizione tra fattori biologici e ambientali è alla base anche di un altro argomento di grande respiro per la ricerca psicologica: la plasticità cerebrale, intesa sia come la possibilità di adattamento neurofisiologico del nostro cervello, sia come plasticità cognitiva o emotiva. Di nuovo, la psicologia della musica offre un terreno di studio ideale per studiare questi fenomeni, per valutare come possano variare in base all’età dell’individuo, per permetterci di vedere come l’ascolto di uno stesso brano musicale possa attivare aree e processi completamente diversi in individui che abbiano conoscenze ed esperienze musicali differenti. Lo scopo di questo simposio è di presentare studi comportamentali, di stimolazione neurale e di neuroimmagine che possano fornire un panorama dello stato dell’arte in questa disciplina.
Le conseguenze cognitive della sordità, dell'impianto cocleare e della lingua dei segni (Francesco Pavani e Francesca Peressotti)
Lo studio delle persone sorde ha da sempre suscitato l'interesse degli psicologi perché offre l'opportunità di comprendere in che misura le funzioni cognitive possano essere modulate dall'assenza di udito e da un diverso accesso all’informazione linguistica, sia essa verbale (lingue orali) o visuo-motoria (lingue dei segni). L'uso estensivo della lingua dei segni, basata sulla codifica e decodifica di informazioni di natura visuo-motoria, ha importanti influenze non solo in fenomeni di natura lingusitica ma anche in molti altri ambiti della cognizione, per esempio a livello dei processi attentivi o di memoria. Inoltre grazie alla possibilità di riafferentazione uditiva tramite impianto cocleare, una neuroprotesi in grado di restituire un’esperienza acustica anche nella persona con sordità bilaterale profonda, oggi questo ambito di ricerca assume connotati ancora nuovi. Comprendere in che misura i cambiamenti cognitivi indotti dalla sordità possano interagire con l'uso della lingua dei segni e/o con una successiva riafferentazione tramite impianto cocleare, in che misura l’impianto cocleare possa portare una persona sorda ad acquisire un profilo cognitivo analogo a quello della persona udente, o in che le misura esperienze di bilinguismo fra lingua orale e lingua dei segni possano intervenire nell’età dello sviluppo e nel modulare il recupero post-impianto sono domande di fondamentale importanza – sia teorica, sia applicativa. Questo simposio ha lo scopo di presentare lo stato dell'arte dei lavori condotti in quest'ambito in Italia, offrendo una prima occasione di scambio per i diversi gruppi di ricerca attivi su queste tematiche nel territorio nazionale.
Neuroscienze, tecniche di optical imaging fNIRS (functional near-infrared spectroscopy) e approcci integrati EEG, TMS, tES (Michela Balconi)
L’utilità dell’impiego di metodiche integrate per lo studio delle funzioni cognitive ha trovato recente conferma in ambito neuroscientifico grazie alle applicazioni delle tecniche di optical imaging, tra cui la spettroscopia funzionale nel vicino infrarosso (fNIRS). In particolare gli sviluppi di tali metodiche per la rilevazione dell’attività corticale in coregistrazione con tecniche elettrofisiologiche (EEG), di neuromodulazione e neurostimolazione (tES; TMS) costituisce un ambito di rilevanza per lo studio delle principali funzioni cognitive, consentendo di verificare la congruenze e la coerenza tra misure in grado di rendere conto dell’attività emodinamica e la risposta elettrofisiologica e di attivazione sinaptica. Tra le applicazioni più recenti e specifiche, che rendono ragione del crescente interesse di tali metodiche integrate, occorre includere la possibilità di indagare più direttamente funzioni difficilmente “misurabili” con metodiche alternative, come nello studio del movimento. Esse inoltre consentono di predefinire contesti di rilevazione più “ecologici”, che rendano conto dell’effettiva dinamica cognitiva nello svolgimento del compito. Inoltre, l’integrazione tra misure emodinamiche e di neuromodulazione può consentire una conoscenza più approfondita e in tempo reale dei processi di neuroplasticità corticale sottostanti, sia in condizioni funzionali (normalità) che disfunzionali (patologia). Infine è possibile prevedere l’impiego di tali metodiche per lo sviluppo di interventi riabilitativi, come nel caso dell’integrazione tra tecniche fNIRS e di neurofeedback.
La memoria di lavoro: nuove prospettive a 40 anni dal modello di Baddeley & Hitch (Paola Palladino)
In una data storica come il 2014, trascorsi 40 anni dalla pubblicazione del modello di Baddeley e Hitch (1974), la ricerca sulla memoria di lavoro è diventata uno degli ambiti più produttivi e rilevanti della ricerca sperimentale sulla memoria. In particolare ci sono delle direzioni di sviluppo della ricerca che appaiono più interessanti e significative e che pur attingendo dal modello originale si configurano come più promettenti per il futuro della ricerca in questo ambito. Il simposio si propone di illustrare alcuni studi nell'ambito della working memory che introducono prospettive originali sia in una visione generale e teorica quale quella dei nuovi modelli di memoria sia in una analisi più specifica quale quella sui meccanismi più rilevanti e significativi come il "binding" e l'"updating".
Capacità decisionali tra la neuropsicologia, il diritto e l'etica (Gabriella Bottini)
La capacità decisionale rappresenta un processo di estrema complessità che coinvolge numerosi componenti sia di carattere cognitivo sia emotivo. La capacità di prendere decisioni è di estrema rilevanza non solo per il singolo individuo ma anche per l'interazione sociale soprattutto quando coinvolge aspetti di carattere sociale. Per queste ragioni negli anni recenti i correlati neurobiologici delle capacità decisionali costituiscono oggetto di interesse per diverse discipline quali la neuropsicologia cognitiva, la neuropsicologia forense, l'ambito del diritto, progressivamente sempre più interessato ad interagire con le neuroscienze, e l'etica.