UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI PAVIA - DIPARTIMENTO DI SCIENZE MUSICOLOGICHE E PALEOGRAFICO- FILOLOGICHE

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Le forme dell’immersione tra Long Beach e Hollywood

 

Giacomo Albert

 

Università degli Studi di Torino
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1. Introduzione

L’immersione è una modalità cognitiva basata sulla sensazione, reale o virtuale, di trovarsi in un ambiente e farne parte, esservi immerso. Si tratta di una categoria basilare nelle definizioni di specifici generi artistici e commerciali, come la virtual art (Popper 2007; Grau 2003) e il videogioco (Lehto 2009, McMahan 2003), caratteristica chiave in concetti come multimedia (Packer - Jordan 2001) e ‘arti multimediali digitali’ (Balzola - Monteverdi 2004, p. 13-14), di recente interpretata quale fondamento per comprendere gli attuali sviluppi delle forme di fruizione audiovisiva (Rose 2011) e analizzata in relazione allo sviluppo delle arti sonore (Dyson 2009). L’immersione è finalizzata al coinvolgimento del fruitore nell’opera, all’interno del suo spazio, come parte di esso; l’opera immersiva ambisce a costruire un rapporto non mediato con il fruitore (Bolter – Grusin 1999), dandogli l’illusione di appartenere al proprio mondo. L’immersione frantuma la cornice che separa il mondo dell’opera da quello del fruitore. In questo senso, l’opera non è più un oggetto distaccato dal fruitore, e tale per cui egli la interpreta adottando un orizzonte semantico esterno a quello che adotta nella vita comune: qui la realtà si confonde con l’opera. L’opera immersiva non ha la funzione prevalente di indice, né rappresenta o sta per qualcosa, ma è un ambiente da vivere ed esperire in maniera diretta. Suo scopo è primariamente costituire una presenza, non rappresentare qualcosa. Si passa da un paradigma segnico e cognitivo a uno percettivo, alla costruzione e costituzione di una realtà, di una verità, tattile e cinestesica, che coinvolge l’intero corpo del fruitore.

L’immersione dunque è una categoria modale, che riguarda il rapporto fruitore-opera, ossia le modalità di cognizione dell’opera, e non è tanto mediale, ossia inerente la struttura interna dei media. Circondare il fruitore con molteplici stimoli sensoriali può essere segno di una strategia di tipo immersivo, ma non è condizione sufficiente, né necessaria per definire un’opera secondo tale categoria. Anche grazie a ciò l’immersione si estrinseca in una molteplicità di forme e generi differenti, dalla new media art al videogioco, così come in forme più tradizionali, quali il cinema e l’installazione audiovisiva, che affronteremo in questo breve saggio. Questo, perché è una categoria che riguarda la concezione estetica secondo cui vengono create le opere e non tanto i confini formali dei generi e delle forme d’arte. Non è proprietà immanente ai media: dipende dalla percezione, dall’esperienza, che di essi compie il fruitore, dunque da una parte dal loro grado di novità per il fruitore e dalla conoscenza che di essi egli ha grazie alle sue precedenti esperienze (Grau 2003; 2005), dall’altra dai dettagli e dalle strategie compositive che gli artisti perseguono di volta in volta nel corso della costruzione dell’intera opera.

Nel saggio mostreremo la complessità propria della categoria dell’immersione, mettendo in evidenza come essa possa estrinsecarsi in una molteplicità di forme. Noi ne studieremo due, attraverso l’analisi di due opere coeve, ma afferenti a forme espressive diverse, opere che adottano strategie narrative opposte, nascono con finalità divergenti e si inseriscono in un tessuto produttivo completamente diverso, anche se sono geograficamente e temporalmente molto vicine: The Ring, film horror hollywoodiano del 2002, e Pneuma, installazione audiovisiva conclusa a pochi chilometri di distanza, a Long Beach, nel 2004 da Bill Viola. Opereremo dunque un confronto tra due oggetti culturali dichiaratamente diversi, prendendo avvio e sviluppando ulteriormente le osservazioni dello stesso Viola (1990) e di Holly Rogers (2005): mostreremo le differenze tra i due oggetti culturali per approfondirne la comprensione, mettendo in evidenza i principi fondamentali su cui si basano le forme esperienziali cui essi danno adito, che non risalterebbero dal confronto tra oggetti culturali simili. Nostro scopo è mostrare l’esistenza di diverse forme di immersione, modalità opposte di azione sulla cognizione del fruitore, pur all’interno di un paradigma simile: molteplici tipologie di spazi immersivi.

Attraverso tali esempi proveremo a dimostrare anche come le modalità specifiche in cui si manifesta l’esperienza immersiva siano determinate da una complessità di elementi posti su piani diversi e si ripercuotono nei dettagli delle tecniche e delle strategie compositive elaborate e adottate dagli artisti: esse sono decisive per molteplici dimensioni dell’opera, compositive, ma anche sociali, e definiscono le fondamenta della loro concezione estetica.