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Al fine di illustrare tale carattere strutturale/spirituale preminente della costituzione audiovisiva di An Index of Metals, nella successiva analisi si prenderanno in considerazione alcune sezioni che svolgono nell'opera funzioni formali diverse, tipiche nel modello da essa stessa fondato:
Per la sua brevità e relativa semplicità, ma anche perché – posta a inizio dell'opera – ne costituisce l'immediata dichiarazione di intenti, l'Introduzione esemplifica in modo lampante la propensione di An Index of Metals per i processi di addensamento (corroborato in questo caso, come si è detto, dalla sincronizzazione intermediale). La forma musicale del brano consiste integralmente della ripetizione progressivamente variata di un elemento (celebre objet trouvé della cultura pop contemporanea): l'attacco, campionato dal disco di vinile, di Shine on You Crazy Diamond dei Pink Floyd. A ogni sua esposizione, intercalata da lunghe pause, si sovrappone una figura orchestrale, dapprima perfettamente mimetica rispetto a esso, poi sempre più deformante e invadente: comincia come accordo pulito di sol minore, cui via via si aggiungono distorsioni quartitonali e semitonali sempre più distanti dal modello (che realizzano quello che Gérard Grisey, a proposito di Romitelli, ebbe a definire ‘spettralismo barbaro’). Anche le durate subiscono un processo graduale, ad arco: per un lungo tratto il campione si allunga mentre le pause si abbreviano, quando infine – con notevole effetto di infittimento figurale e concitazione – le pause si abbreviano fino ad azzerarsi, ma prendono ad abbreviarsi anche le esposizioni del campione (secondo il seguente schema approssimato in secondi: durate del campione: 4'', 5'', 8'', 9'', 10'', 10'', 11'', 12'', 12'', 11'', 10'', 9'', 6'', 7''; durate delle pause intercalate: 16'', 14'', 8'', 7'', 7'', 6'', 5'', 2'', 3'', 0'', 1'', 0'', 0''). Nel video un processo analogo avviene semplicemente come incremento quantitativo nell'unità di tempo delle apparizioni dell'immagine di riferimento: su sfondo nero, un tondo grigio entro cui lentamente ruotano evanescenti tracce biancastre (una forma adatta a un'introduzione in quanto ancora a mala pena articolata). Tale addensamento avviene per via dell'accelerazione del montaggio, all'incirca corrispondente allo schema delle durate musicali, nonché per via della progressiva conquista e moltiplicazione dell'immagine sui tre schermi. La ciclicità-deformazione, che è un aspetto caratteristico di tutta la produzione matura di Romitelli (Arbo 2005b), si esplica dunque in An Index of Metals su un piano non più soltanto musicale. In Hellucination 1: Drowningirl tutti i media concorrono alla rappresentazione di una lenta graduale inarrestabile caduta: il linguaggio mediante significazione convenzionale esplicita; il video attraverso immagini pressoché astratte, elaborate però (nella loro conformazione istantanea) e montate (nella successione) in modo confacente allo scopo, che è comunque di rimandare a una realtà; la musica per analogia, per isomorfismo strutturale con l'elemento di realtà prescelto. Come accade dunque questo multimediale affogamento? La guida è fornita dal testo poetico, perfettamente perspicuo, che a sua volta commenta il dipinto di Roy Lichtenstein Drowning Girl (1963 – Museum of Modern Art, New York). Nel video, le immagini trapassano da una condizione iniziale in cui il metallo si dà appena come parvenza, bagliore algido nello spazio celeste, a stadi successivi in cui esso via via acquista colore, calore (0' 54''), massa (2' 16''), diviene poi terroso (4' 50''), perfino quasi organico (6' 22''), viscerale (6' 45''), compiendo cioè l'intera parabola simbolica tra lo stato del sublime e dell'infimo. Nella musica, la melodia vocale indugia con movimenti perlopiù congiunti costantemente sul medesimo set di altezze (addirittura una scala di re minore) e su cromatismi discendenti, mentre l'ensemble si produce in un andamento ciclico-spiraliforme (pure fondato su un basso in un modo di re minore quasi diatonico) dall'apparenza – sebbene sia impossibile, ma grazie alla condotta delle parti, alla pregnanza della figura prevalente del glissando – sempre discendente (anche in Drowningirl II e Drowningirl III la tendenza imperante del movimento melodico è discendente, specialmente sensibile a causa dei glissando e dei cromatismi). Nella musica del Secondo Intermezzo si dispiega la graduale mutazione di un campione elettronico (tratto dal repertorio del gruppo Pan Sonic) nella sua dimensione quasi puramente ritmico-timbrica. Da principio il campione sembra ripetersi tale e quale ciclicamente, ma in seguito subisce una deformazione chiaramente processuale. Nel video un fenomeno analogo si verifica nell'Adagio insieme al Quarto Intermezzo. Le due sezioni sono unite al fine di svolgere più efficacemente la funzione di depressione preparatoria rispetto alla sezione successiva, Hellucination 2/3: Risingirl/Earpiercingbells, che sul piano musicale costituisce l'apice espressivo di tutta l'opera (con un meccanismo comune in tutte le arti, consistente nell'inserzione di una divagazione tranquilla prima della ‘catastrofe’, così da rendere non del tutto rettilineo e prevedibile il processo complessivo di intensificazione). Qui gocce di mercurio scorrono sugli schermi – aggregandosi, disgregandosi, trasformandosi – in sempre maggior numero, a sempre maggiore velocità, con sempre maggior sincronismo fra i tre schermi, fino pressoché alla saturazione. Al regime video non rappresentativo di An Index of Metals fa nettamente eccezione soltanto l'ultima scena, Cadenza, che mostra un'enorme betoniera-discarica dove ruotano rovesciandosi valanghe di rifiuti. Anche in questo caso peraltro si raggiunge un grado di astrazione, non tanto nell'istante quanto nella diacronia, poiché la sequenza è montata come una serie di loop, ciclicizzata e straniata in una maniera che poeticamente riflette la ciclicità tendenzialmente entropica tipica dello stile compositivo di Romitelli. Dopo che la musica ha raggiunto il proprio acme in Hellucination 2/3: Risingirl/Earpiercingbells, per i pochi minuti restanti è il video che si prende carico di mantenere alto il livello di densità esistenziale, in un'opera altrimenti lontana da ogni vissuto personale o collettivo, alludendo forse – coniugando la conclusività sul piano formale alla spazzatura sul piano contenutistico – al destino dell'uomo e di ogni cosa. Nel Finale, appena precedente, la musica aveva portato una certa chiusura armonica e figurale, tornando – con effetto di relativa distensione – all'accordo di sol minore che fungeva da sonorità di riferimento dell'Introduzione. Ma la Cadenza smentisce ogni apparente pacificazione: la musica riattacca con una rapsodia rumoristica di chitarra e basso elettrici (riciclo del brano di Romitelli del 2002 Trash Tv Trance), mentre il video – dopo i trucioli, le scaglie, la fusione da fiamma ossidrica del Finale – rappresenta il trash addirittura direttamente. Il simbolismo è palese: anche ciò che, in quanto ciclico, sembrerebbe poter durare uguale per sempre, in verità è soggetto a degradazione; anche la materia dalla sembianza più solida, incorruttibile, il metallo, infine – non diversamente dalla carne dell'uomo – si corrompe. Così An Index of Metals mostra pure al livello macroformale la processualità già rilevata al livello delle singole sezioni: precisamente, verso l'entropia. È nella sua interezza temporale, e nella sua integrale multimedialità, che l'opera riesce un – astratto, ma fin troppo concreto – «requiem della materia» (Pachini 2011). La categoria della corruzione si rivela interpretativamente essenziale in An Index of Metals (e in generale nella poetica di Romitelli) anche in senso differente, non come processo bensì come opposizione concettuale atemporale: tra ciò che è puro, da una parte, e dall'altra ciò che è impuro, o spurio (ai livelli più diversi). Romitelli e Pachini giocano gli opposti nella loro discontinuità, ma altresì, in modo più interessante, come termini di un continuum. Nella musica questo può leggersi nell'antitesi/sintesi fra armonia armonica (tonale o spettrale) e inarmonica (per cromatismi, quarti di tono, stonature); fra timbro pulito, netto e timbro sporco, ruvido, granuloso; fra strumentazione tradizionale acustica e nuova liuteria (voce compresa) amplificata-elettrica-elettronica; fra maniera classica accademica e stili popular (rock, psichedelia). Nel video, tra il materiale grezzo delle riprese e la sua elaborazione e deformazione fotografica digitale; tra il metallo nel suo stato inalterabile e fulgente e le sue fratture, corrosioni, fusioni, ossidazioni; tra linee nette, geometriche e forme irregolari, confuse, magmatiche; tra astratto immateriale e materico concreto; tra l'inorganico di tutti i primi 47 minuti e gli ultimi 3 di immondizia. Il testo di Lèkovich pronuncia «metal-miso», «infected», «corroded», «incinerate», «intoxicate» ecc. Sul piano estetico, la commistione multimediale stessa può essere interpretata come corruzione: della musica pura, ‘assoluta’, con i media estranei del linguaggio e soprattutto del video. Da sempre il teatro è il luogo in cui la musica perde la sua purezza (strutturale, stilistica, semiotica, sociale), e non a caso gli autori definiscono An Index of Metals una ‘video-opera’. |