Pagina 2 di 4
Una commissione della Fondation Royaumont, An Index of Metals è stata rappresentata in prima esecuzione il 3 ottobre 2003 al Festival Voix Nouvelles di Cercy-Pontoise (Francia). Ne sono pubblicate la partitura a stampa (Ricordi, Milano 2003), e altresì una registrazione audio/video (Cypres, 2005, CYP5622). L'organico musicale consta di una voce soprano solista, di un ensemble strumentale – entro cui si segnalano la chitarra, il basso e la tastiera elettrici, ma anche la voce e gli strumenti acustici sono tutti amplificati – e di un apparato elettronico. La parte video prevede la proiezione delle immagini su tre diversi schermi (di tre per quattro metri) affiancati. A Fausto Romitelli (Gorizia, 1963 - Milano, 2004) si devono la musica e la concezione generale, mentre Paolo Pachini (Roma, 1964) è l'autore del video (in collaborazione con Leonardo Romoli – Firenze, 1972), e Kenka Lèkovich (Fiume, 1962) l'autrice del testo. Nella costruzione del lavoro il compositore e i videasti hanno proceduto, sia pure nell'interdipendenza, con relativa autonomia: dopo un'iniziale impostazione comune, in cui si sono delineate le motivazioni poetiche e le principali direttive tecniche, Pachini – in quotidiano dialogo telefonico con Romitelli – ha realizzato gran parte del video, che quindi era noto al compositore nel momento di scrivere la musica, rispetto a cui infine a sua volta il video è stato aggiustato (Pachini 2011). Vincolante è stata ad esempio la durata delle macrosezioni musicali, che ha imposto al video tagli severi, ma la creazione ed elaborazione delle immagini e i tempi del montaggio sono nel dettaglio, al di sotto di queste restrizioni di massima, integralmente opera di Pachini (che anzi anche rispetto a queste ha introdotto lievi décalages). Si riconosce in ogni caso, attraverso i differenti piani di comunicazione, un'impostazione coerente del lavoro, e ciò va rimarcato per più ragioni. Anzitutto gli autori hanno evitato di proposito una corrispondenza intermediale pedissequa,[2] per cui la sintonia complessiva che pure si avverte va individuata in profondità, a quel livello – elusivo per l'analisi, e richiedente piuttosto un esercizio di interpretazione – in cui la struttura si fa senso, in cui il dato formale si connota di significati extra-formali.[3] In secondo luogo si tenga presente che tra tutti i tipi di video quello astratto è, in quanto tale, il medium esteticamente più affine alla musica, e che però la radicale irriducibilità reciproca dei media si rivela tanto più critica, flagrante, quanto più essi tenderebbero apparentemente ad assimilarsi.
Le sezioni componenti An Index of Metals – che nell'edizione discografica (Romitelli – Pachini 2005) assommano insieme a circa 50’ – sono alquanto nettamente separate, sebbene si susseguano senza soluzione di continuità. Il piano della loro successione è il seguente (da sinistra a destra sono indicati: il numero della traccia nel DVD; il titolo nel DVD; il titolo in partitura; la durata nel CD – appena discrepante rispetto al DVD; la presenza o meno della voce; le battute in partitura):
La macroforma di An Index of Metals si manifesta chiara all'occhio e all'orecchio. Essa allestisce una parte iniziale e una conclusiva, l'Introduzione e il Finale con la Cadenza, a inquadrare alquanto tradizionalmente lo svolgimento dell'opera. Entro questa cornice, le sezioni che costituiscono il corpo del lavoro seguono una precisa alternanza, tra brani di notevole rilievo (per la durata, la densità strutturale, l'impiego della voce solista) non a caso riservati all'intonazione del testo poetico, e brani di minore importanza (esclusivamente strumentali, più semplici e brevi) con funzione di rilascio tra le fasi di maggiore intensità adiacenti (l'unica eccezione a questa rigida l'alternanza, data dall'Adagio, sarà in seguito trattata). A questo livello della macrosezionatura si riscontra una corrispondenza intermediale chiara, che ad ogni brano musicale staccato associa parti video pure riconoscibili, pressoché a sé stanti. Ai livelli di durata formale intermedi e inferiori, invece, le sincronizzazioni audiovisive fanno eccezione rispetto a una prevalente asincronia (se ne riscontrano, comunque, ad esempio: numerose e regolari, nell'Introduzione; appena evidenti, invece, nella parte finale di Drowningirl II, a partire circa da 7' 30'', dove alla reiterata convergenza della polifonia strumentale sull'unisono corrisponde con minimi décalages il breve freeze dell'immagine sui tre schermi; in Hellucination 2/3, sebbene qui la percezione di una loro qualsiasi regolarità sia ancora più disturbata). Ma, piuttosto che in questi indici di temporalità verticale, una concordanza tra musica e video si osserva – ed è finanche pervasiva, al punto da rappresentare la cifra precipua della costituzione intermediale dell'opera – nella qualità della condotta temporale orizzontale. In entrambi i media infatti prevale un tipo di organizzazione processuale della forma, che cioè:
In campo musicale questa, che può definirsi ‘scrittura per processi’, è una maniera tecnico-stilistica che negli ultimi decenni si è diffusa trasversalmente in correnti tra loro lontane come il minimalismo (Reich [1968] 1994), lo spettralismo (Baillet 2001), la scuola italiana postseriale, segnatamente di impronta donatoniana e beriana (Lombardi Vallauri 2007, pp. 148-150). La derivazione del suo principio di base, che consiste nel fondare su automatismi combinatori la generazione e lo sviluppo del materiale, può probabilmente ascriversi al serialismo (in senso lato), nonché al paradigma operativo della musica elettronica, e in generale a una propensione della composizione contemporanea verso un'attitudine scientifica e tecnologica, per cui l'artista si trova a suo agio nell'uso di categorie quali automatismo, permutazione, continuum, entropia ecc. Romitelli in particolare ha enunciato esplicitamente la sua adesione critica al tecnologismo del suo tempo (Romitelli 2001). Nel video di An Index of Metals l'adozione della forma di tipo processuale è mutuata espressamente dalla musica. Questo, si è visto, era l'intento tecnico-poetico di Romitelli. Con Index egli ambiva da un lato, per la prima volta nella carriera, a espandere su un ordine globale la propria poetica della ‘violenza’, realizzando una ‘messa dei sensi’, un'immersione multisensoriale (anche attraverso i mezzi tecnici della diffusione del suono in surround, e della proiezione del video su più schermi) analoga ai light show degli anni Sessanta-Settanta (Romitelli 2003). D'altro lato mirava però anche a produrre un opus dotato di tutti i valori di complessità e coerenza strutturale tipici della tradizione accademica: coerenza, in questo caso, non solo intra- ma anche inter-mediale. Propizia a tal fine è la codifica digitale di suono e immagine, poiché con più efficienza di qualsiasi altro gli strumenti informatici sono in grado con la loro potenza di calcolo di generare oggetti percettivi processuali (disponibili al controllo e alla gestione da parte dell'autore umano). E propizia è pure la circostanza che Pachini prima che un videasta sia a sua volta un compositore, esperto delle tendenze musicali più avanzate, capace di assecondare fino in fondo le disposizioni in tal senso di Romitelli. In varie sezioni di An Index of Metals, dunque, sia nello strato musicale sia in quello video si riscontrano processi graduali (2) formali (3) e generativi (4) più o meno automatici (5). La loro presenza assume – nei piani categorialmente distinti dell'esperienza audiovisiva, lungo l'escursione dal dato oggettivo al contenuto spirituale – valenze diverse. Sul piano strutturale si individua anzitutto un tipo di processo relativo alla quantità e complessità del materiale impegnato nell'unità di tempo, che si svolge quindi (nelle direzioni opposte dell'incremento o del decremento) come addensamento o, meno sovente, come rarefazione. Su un piano semioticamente intermedio, se alle forme strutturali della musica e del video si associano altre forme strutturali come per esempio quelle della realtà fisica, lo stesso processo può essere interpretato come una tendenza all'ordine/entropia, all'ascesa/caduta, all'aggregazione/disgregazione. Ma infine, su un piano di connotazioni più libere – anche per l'importanza che nella somma intermediale delle parti acquisisce il testo verbale –, quello che domina idealmente l'opera è il processo della corruzione, nel suo senso più lato, che include l'alterazione e la degenerazione chimica e organica, la contaminazione, la malattia del corpo e della mente, la morte, la decomposizione. [2] Quella che Cook chiama 'conformance' (Cook 1998, pp. 98-102). |