CARLO BERIZZI

Assistant Professor in Architectural and Urban Composition

DICAR – Dipartimento di Ingegneria Civile e Architettura

University of Pavia

 

 

 

 

 

COMPLICITY

 

 

DIDATTICA

INCONTRI DI ARCHITETTURA

DIBATTITI-CONVEGNI-MOSTRE

WORKSHOPS

PUBBLICAZIONI

 

 

 

COMPLICITY, UNA STORIA BASATA SU FATTI CHE ACCADONO REALMENTE

 

COMPLICITY è una riflessione sull’ architettura e i sui suoi effetti nei confronti degli spazi e della forma della città contemporanea. La città è intesa come il luogo dell’abitare e gli abitanti sono coloro che vivono e fruiscono di questo luogo. L’architettura come spazio di relazione, pubblico o privato, aperto o chiuso, diventa l’elemento determinante e strategico per disegnare la COMPLICITY. L’architettura della COMPLICITY tende a creare l’habitat per

l’uomo contemporaneo.

Il testo integrale della Complicity è pubblicato sul libro:

C. BerizziComplicity. Progetti per Pavia - Margini urbani”, Maggioli Editore, Sant’Arcangelo di Romagna (RM), 2012

 

complicity-cremona

Scritta del complice Matteo Cremona

 

 

 

 

 

 

 

 

FULL TEXT

Complicity

PROLOGO

Negli ultimi decenni una serie di fattori culturali, sociali ed economici hanno portato cambiamenti sostanziali nell’approccio al progetto di architettura e al disegno della città.

La realtà globale, il dominio della finanza e dell’economia e nella politica, il culto dell’individuo, hanno infatti radicalmente trasformato i modelli sociali tradizionali e gli stili di vita, e con essi le necessità e le aspirazioni dell’uomo contemporaneo, allequali è chiamata a rispondere l’architettura.

Gli architetti delle ultime generazioni hanno reagito in modi differenti a tali cambiamenti. Le scuole più radicate nella storia hanno cercato di rinnovare la tradizione architettonica, che si basa sulla divisione netta tra gli spazi pubblici e quelli privati, riportando il dibattito contemporaneo a temi propri del passato legati alla rappresentazione e al linguaggio, in una nostalgica continuità con la tradizione che rassicura ma nello stesso tempo fa vivere l’architetto contemporaneo con un costante senso di inferiorità verso le grandi architetture del passato e non consente all’uomo contemporaneo di vivere in spazi corrispondenti alle proprie esigenze.

Dall’altra parte i figli del moderno perseguono un’utopia che ripone, senza le dovute verifiche, un’ eccessiva fiducia nelle condizioni della contemporaneità, inseguendo il mito positivista che si affida alle innovazioni della tecnica e della tecnologia, con la conseguenza di dover in ogni progetto inventare nuovi paradigmi per una architettura che assecondando il presente è sempre fuggevole e transitoria. Entrambi gli atteggiamenti, uno che vive nel passato e l’altro nella continua rincorsa del presente, sono accomunati dall’incapacità di soddisfare le esigenze reali dell’uomo contemporaneo e soprattutto di guardare al futuro, sia quello prossimo che quello più lontano, verso il quale sono ad esempio proiettate le ambizioni di modelli di vita migliori nel campo esteso della sostenibilità.

 

Eppure mai come oggi l’architettura è territorio di sperimentazione, le occasioni di costruire si susseguono e le possibilità offerte dal mercato e dalla produzione offrono tecnologie e materiali innovativi. La velocità dei mezzi di comunicazione, la globalizzazione, che ci offre una incredibile pluralità di modelli e di teorie possibili, e la diffusione di modelli democratici, che dovrebbero garantire la libertà di formulazione delle idee, hanno in realtà resi confusi i confini della scienza e del pensiero umano, rendendo ogni espressione possibile e quindi anche sostituibile, togliendoci ogni certezza nell’agire.

Una delle condizioni specifiche della società contemporanea risiede nel fatto che l’uomo si trova in una condizione apparentemente di libertà ma nello stesso tempo di generale impotenza verso i grandi cambiamenti, sia alla scala individuale e che a quella collettiva. Gli effetti di questa condizione sono evidenti anche nella perdita di significato collettivo dell’architettura e nella scarsa visione sugli effetti a lungo termine degli interventi di costruzione, con rovinose ricadute nei confronti degli spazi collettivi e in generale della città.

 

In questo contesto l’architettura della COMPLICITY tende a rimettere al centro delle sue questioni l’uomo reale, per costruire nuovi spazi adeguati per il vivere e l’abitare dell’uomo contemporaneo.

Uomo e spazio sono i due termini fondamentali da cui prende atto l’architettura della COMPLICITY. L’uomo, che come nel pensiero platonico è la misura di tutte le cose, è il soggetto della COMPLICITY, lo spazio, inteso come luogo definito formalmente in relazione alle caratteristiche dell’uomo, è l’oggetto della COMPLICITY.

 

 

LE CARTOLINE DELLA COMPLICITY

 

 

Butch Cassidy e Sundance Kid

Butch Cassidy-2

 

Il Concilio degli Dei di Raffaello

Dei Consenti-1-2

 

Gli effetti del Buon Governo in città, Ambrogio Lorenzetti

Effetto del Buongoverno-2

 

Lilly e il Vagabondo

Lilly e Vagabondo2

 

Sant’Agostino, Piero della Francesca

Sant'agostino copia

 

Facebook

Facebook Bellezza-2

 

Miracolo a Milano, Vittorio de Sica

Miracolo Milano1-2

Miracolo Milano2-2

 

La rivoluzione siamo noi, Joseph Beuys

Beuys copia

 

 

Beuys-documenta-2

 

Complessità e contraddizione in architettura, Bob Venturi

 

Venturi-2

 

Intertwining, Steven Holl

intertwining-1-2

intertwining-2-2

 

Louis Kahn, “My Architects”

Kahn-2

 

The Beatles, Concerto sul tetto della Mapple Records

Beatles-rooftop

 

Il Decalogo della Complicity

Wright Windmill copia

 

I complici

Sgt. Complicity copia