Alfonso Corti - Cortile dei Caduti, piano terra, lato sud
Lapide di Alfonso Corti
Lastra in marmo apuano bianco levigata con busto e stemma scolpiti e iscrizione incisa e dipinta in colore scuro cornice in marmo della Versilia cipollino verde levigata con iscrizione incisa e dipinta in colore nero 200 x 100 cm
Iscrizioni: In questo Ateneo / iniziò i suoi studii / Alfonso Corti / che, / dalle geniali scoperte / su l’organo dell’udito, / ebbe fama immortale / di anatomico / e / di istologo insigne. / 1822 / 1876. (al centro della lapide) Al padre amatissimo, / Gaspare Corti p(ose) / con gratitudine filiale. (in basso al centro della cornice)
Ubicazione: Pianoterra, parete meridionale, prima da sinistra.
Personaggio: Alfonso Corti nacque a Gambarana il 15 giugno 1822, quando la Lomellina si trovava ancora nel Regno di Sardegna. La sua famiglia apparteneva all’aristocrazia lombarda e vantava tra gli antenati medici e scienziati che avevano ricoperto incarichi importanti (Matteo, vissuto nel XVI secolo, era stato medico di papa Clemente VII). Il padre era appassionato di scienze e indirizzò il figlio in tal senso; Alfonso conobbe nella casa paterna anche Antonio Scarpa. Dal 1841 studiò Medicina, ma si dedicò agli studi anatomici sotto la guida di Panizza e Rusconi, che lo adottò come allievo. Nel 1845 si trasferì a Vienna dove ottenne la laurea in Medicina e si perfezionò nell’Anatomia comparata; la sua carriera a Vienna fu interrotta dalla rivoluzione del 1848 in cui venne distrutto l’Istituto di anatomia. Si rifugiò in Svizzera e poi dal 1850 si trasferì a Londra, a Wurtzburg e infine a Parigi, dove produsse i primi risultati dei suoi rivoluzionari studi sull’udito dei mammiferi. Nel 1851 dovette tornare in patria dopo la morte del padre e proseguì, in modo meno sistematico, i suoi studi che lo portarono ad essere eletto nell’Accademia Cesarea Leopoldina- Carolina; una lunga malattia invalidante lo allontanò sempre più dal mondo accademico; morì a Corvino San Quirico il 2 ottobre 1876. Mirko D. Grmek, Corti Alfonso, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. XXIX, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1983, pp. 778-783.
Descrizione: La lapide di forma rettangolare termina nella parte superiore con un profilo ad arco a tutto sesto che contiene una nicchia all’interno della quale si trova la lastra con l’iscrizione e lo stemma da cui, senza soluzione di continuità, si leva il busto del personaggio.
Stemma: Nella parte inferiore della lapide, al centro arme gentilizia della famiglia Corti; troncato: nel primo d’oro all’aquila di nero, coronata dello stesso, nel secondo palato di verde e d’oro.
Notizie sulla lapide: Il 20 maggio 1931 il professor Achille Monti scrive al Rettore per informarlo che Gaspare Corti, figlio di Alfonso, si era recato da lui per sapere che esito avesse avuto la proposta di porre un marmo alla memoria del padre formulata circa quarant’anni prima da alcuni colleghi. Appreso che il figlio si assumerebbe volentieri l’onere finanziario della lapide, nell’adunanza del 22 maggio la Facoltà di Medicina e Chirurgia dà parere positivo Gaspare si occupa della realizzazione dell’opera, contatta lo scultore Giannino Castiglioni (Milano 1884 - Lierna 1971, diplomato a Brera nel 1906 e attivo fino agli anni 60 del XX secolo), gli consegna una fotografia del padre da cui ricavare l’effigie per il busto e si premura di avere un incontro con il Rettore e con lo scultore. Il 3 novembre 1931 il professor Sebastiano Locati, su invito del Rettore, si reca nello studio dello scultore per esaminare i tre bozzetti di cui poi invia copia in Università, precisando su quale dei tre si sono indirizzati i pareri favorevoli. La cerimonia, da una lettera del Rettore al Prefetto della Provincia, risulta fissata per il 16 ottobre 1932. Nel novembre 1935 Gaspare Corti scrisse nuovamente al Rettore per chiedergli il permesso di aggiungere al monumento una dicitura simile a quella che appare sulla lapide di Francesco Corti: «Bernardinus Curtius gratus filius fieri iussit»; il permesso fu accordato come si legge nella risposta del Rettore e come si vede oggi sulla lapide (ASUPv, Dep. 5-13, Edifici universitari e monumenti, 1925-1934). Ovviamente la lapide non compare nell’elenco dei monumenti presenti nei cortili datato 20 giugno 1877; al suo posto doveva essere invece collocata una lapide in seguito trasferita nel Cortile di Atilia Secundina, quella di Pietro Francesco Frigio, medico vissuto nel XVII secolo. L’ordine riportato infatti è il seguente: «Lato di mezzogiorno: 17 Phrigius, 18 Brugnatelli Ludovico, 19 Iacopi, 20 Nocca, 21 Brugnatelli Gaspare» (ASUPv, Dep. 5-13, Edifici universitari e monumenti, 1874-1880. Lapidi e monumenti esistenti nella R. Università, 20 giugno 1877; si veda il saggio di Luisa Erba a p. 35). Autore: Giannino Castiglioni (firmato a destra sotto alla cornice).
Datazione: 1932, inaugurazione 16 ottobre.
Stato di conservazione: Buono.
Bibliografia: 1961. Tibiletti, Monumenti e cimeli dell’Ateneo pavese, Pavia 1961, p. 87. 1977. Erba - Morani, Monumenti e lapidi conservati nel palazzo centrale dell’Università di Pavia, Pavia 1977, p. 134.